giovedì 4 agosto 2011

K2: una drammatica vittoria


 Il K2, versante pakistano. In alto a destra lo sperone Abruzzi, la via normale per la scalata. In basso a sinistra, che sale verso destra fino in vetta, la magic line.


Il K2, o Chogorì, con i suoi 8611 m è la seconda montagna più alta della Terra. Si trova al confine tra Cina e Pakistan, nella valle che contiene anche altri ottomila quali il Nanga Parbat, i due Gasherbrum, il Broad Peak. E' così chiamato perchè era ritenuta erroneamente la seconda montagna più alta del Karakorum, da cui il nome Karakorum 2 o K2.
Benchè sia più basso dell' Everest la sua ascensione è di gran lunga più difficile. E' infatti considerato il più impegnativo degli ottomila. Dopo vari tentativi la sua scalata fu portata a termine il 31 luglio del 1954.

La spedizione era italiana ed era capitanata da Ardito Desio. Di essa facevano parte Walter Bonatti (il più grande alpinista del tempo e forse di tutti i tempi), Lino Lacedelli, Achille Compagnoni, Erich Abram, Ubaldo Rey, Mario Puchoz (morto di edema polmonare a inizio spedizione) e vari portatori hunza, gli indigeni di quelle terre. Posto il campo base ai piedi del K2 sul ghiacciaio Godwin-Austen, la scalata tardava a causa delle cattive condizioni meteo. Gli sprazzi di bel tempo servivano però per la fondamentale operazione di sistemazione delle corde fisse nei punti più difficili e la preparazione dei campi alti. La via scelta, che è poi diventata la normale per la vetta, era quella che passava per lo sperone Abruzzi e poi su per il collo di bottiglia, un ripido canalone ghiacciato prima della cima. I due alpinisti designati per la scalata erano Compagnoni e Lacedelli, anche se il più in  forma era senza dubbio Bonatti (di soli 24 anni). Il 30 luglio dal penultimo campo Bonatti e l'hunza Mahdi partirono in direzione dell'ultimo campo, a quota 8100 m, per rifornire i due prescelti per la scalata delle bombole d'ossigeno, che a quel tempo pesavano 15 kg l'una. Una volta arrivati al luogo convenuto però non trovarono la tenda dove i due avrebbero dovuto aspettarli. Li chiamarono ripetutamente, senza ottenere risposta. Quando poi capirono dove si trovavano era ormai tardi: era buio e non potevano proseguire alla cieca per altri 100 metri di dislivello. Furono costretti al bivacco a 8000 metri di quota in uno scalino scavato nel ghiaccio.
La mattina tornarono al campo inferiore dopo aver lasciato l'ossigeno la notte nella neve. Compagnoni e Lacedelli, scorgendolo dall'alto, lo presero e, il 31 luglio, toccarono per la prima volta la cima del K2. Al loro ritorno però Mahdi era in gravi condizioni (gli furono amputate tutte le dita dei piedi e alcune delle mani), e anche Bonatti era al limite delle forze. Dalla loro Compagnoni e Lacedelli dissero che avevano posto l'ultimo campo più in alto del luogo convenuto per facilitare la salita del giorno seguente. Comunque la seconda vetta più alta della Terra era stata conquistata...
L'ascensione invernale del K2 non è ancora stata effettuata. La massima quota raggiunta d'inverno su questa montagna è di 7650m.

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